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Curiosità: santuari e dintorni

di Nadia Lucia Cerioli

Nell’articolo precedente, abbiamo fatto cenno a buone notizie nel campo della sostenibilità ambientale, fra cui quella relativa all’adozione da parte dell’ONU del cosiddetto “Trattato sull’alto mare”, e abbiamo compreso quanto sia importante salvaguardare sempre più estese aree marine, mediante la creazione o l’ampliamento di zone di tutela ad hoc.



Aree di tutela e di salvaguardia del mare, dei suoi habitat e delle specie che lo popolano, già esistono in tratti prospicienti le coste e che “appartengono” ai diversi Stati; in alcuni casi, sono state create riserve marine anche oltre tali zone di pertinenza esclusiva.


Una di queste zone “allargate” si trova proprio in Italia: più precisamente, tra Sardegna, Toscana, Liguria, Principato di Monaco e Francia ed è quello che viene chiamato “Santuario dei cetacei”.





Cos’è un santuario marino e perché è così importante?


I santuari marini sono zone speciali di protezione istituite per offrire adeguata tutela agli ecosistemi e riparo e ristoro alle specie marine che li popolano. Tali santuari permettono di dar vita a zone nelle quali si possano limitare le attività umane e, quindi, proteggere le specie e i loro habitat dagli impatti negativi diretti o indiretti delle attività antropiche.

In Italia, esistono moltissime aree marine protette, ma oggi vi voglio parlare di una di esse in particolare.


Il santuario dei cetacei presente nelle nostre acque territoriali, chiamato Pelagos ed esteso per ben 87.500km², è stato istituito nel 1999 con un accordo fra Italia, Francia e Principato di Monaco e successivamente ratificato dal nostro Paese con la Legge 11 ottobre 2001, n. 391. Esso figura nella lista delle aree a protezione speciale della Convenzione di Barcellona e, quindi, è riconosciuto da tutti i paesi del Mediterraneo.


E perché creare proprio in questo luogo un santuario dei cetacei?


Perché questa zona è una delle più produttive e ricche di vita del Mediterraneo: infatti, le peculiari condizioni ambientali ed orografiche favoriscono una produttività primaria molto elevata. Soprattutto l’upwelling, un particolare fenomeno di rimescolamento delle acque che consente la risalita delle sostanze nutritive depositate in profondità, rende questo habitat unico e fortemente attrattivo per tutte le specie di cetacei che lo popolano e vi si alimentano.


Nel santuario Pelagos si stima che siano presenti fino a 40.000 esemplari di cetacei delle diverse specie: balenottere, delfinidi (tursiopi, stenelle e delfini comuni), capodogli, solo per citarne alcuni. E, data la loro significativa presenza, è comprensibile che siano state create aree marine (ma anche terrestri) protette per sostenere tali popolazioni, ma non solo loro.

Ricordo, ad esempio, che anche le tartarughe marine si trovano qui in abbondanza.


Esperienza interessante ed entusiasmante potrebbe essere quella di prendere parte ad una delle attività di whale watching che vengono organizzate da diverse associazioni nell’area, al fine di promuovere un turismo sostenibile e consapevole, per una fruizione ambientalmente rispettosa del pianeta blu a 360°. La possibilità di vivere da vicino l’osservazione di queste specie affascinanti può essere volano per l’acquisizione di maggiore senso critico e comportamenti virtuosi da parte dei partecipanti.

Vi assicuro che avvistare una balenottera, coi suoi movimenti lenti e sinuosi, o un branco di stenelle che si rincorrono saltando a pelo d’acqua, può essere una delle esperienze più significative da fare anche per comprendere i delicati equilibri che governano l’habitat marino e assumere poi comportamenti più adeguati al suo rispetto, assumendo atteggiamenti da turisti consapevoli e poi, magari, anche aderendo ad iniziative in tal senso.


Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, le pressioni antropiche ancora insistono negativamente sulla vita di queste ed altre creature marine.

Per questo, è importante, anzi fondamentale, che ognuno di noi inizi, o approfondisca, percorsi di sensibilizzazione verso modalità di fruizione della “risorsa mare” più attente e sostenibili, anche in occasione di svago e vacanze. Il turismo eccessivo e non educato rappresenta, infatti, una delle pressioni che agiscono negativamente sulle popolazioni.


Le altre rilevanti cause di rischio per i cetacei sono rappresentate ancora oggi dal traffico nautico, dalla pesca e dall’inquinamento diffuso. Il traffico delle navi può causare danni dovuti sia alle collisioni con gli esemplari che transitano, sia per l’inquinamento acustico dovuto ai motori, che può interferire coi biosonar di molte specie. La pesca vede ancora molto spesso episodi di catture accidentali, soprattutto a causa dell’utilizzo di tipologie di reti a volte anche dichiarate illegali. L’inquinamento provoca squilibri di nutrienti e presenza di sostanze chimiche che si accumulano nei tessuti degli animali, con effetti dannosi a lungo termine.


Nell’insieme, questi fattori minacciano tutte le specie di cetacei, ma non solo loro.

Quindi, diventa fondamentale diffondere consapevolezza ed accrescere la cultura ambientale in tutti noi. Perché ognuno di noi può migliorare un pezzettino della propria realtà e, a cascata e unendosi come in un puzzle con altri “pezzettini”, anche del mondo.


Ed ecco perché siamo qui a darvi tante informazioni anche grazie a Justlife, veicolando

messaggi importanti per il benessere e il futuro del Pianeta.

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