Negli ultimi giorni mi sono tornate alla mente le parole di uno degli scrittori più geniali del nostro tempo che ahimè si è tolto la vita qualche anno fa. Sto parlando di David Foster Wallace.
Uno di quegli autori che, a leggerli o ad ascoltarli, ti senti immediatamente più intelligente, voglio dire, hai proprio la sensazione fisica che i pensieri di persone così, le loro parole, siano in grado di cambiarti, di farti stare bene e darti persino qualche punto in più di Quoziente Intellettivo.
Comunque, mi è tornato in mente il suo discorso per il conferimento delle lauree, tenuto al Kenyon College, il 21 maggio 2005 che è incluso in una raccolta di sei testi che dà appunto il titolo alla puntata “Questa è l’acqua”.
Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice: “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?”. I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede: “Ma cosa diavolo è l’acqua?”
Il senso di questa storiella è che le realtà spesso più ovvie sono anche le più difficili da vedere, proprio perché vi siamo immersi fin dalla nascita, come i pesci nell’acqua.
In questo suo discorso per me veramente super illluminante, David Foster Wallace pone l’accento sul fatto che, sì, è fondamentale imparare a pensare, ma è ancora più importante scegliere “cosa” pensare e che siamo tutti dotati di una configurazione di base che spesso non ci fa vedere le cose per quello che realmente sono perché da quando nasciamo abbiamo questa strana sensazione, parecchio egocentrica, se ci pensate, di essere il centro assoluto dell’universo, che tutto ciò che conti davvero si racchiuda nel nostro ombelico… Ma ovviamente non è così.
Foster Wallace faceva questo esempio molto semplice:
"Immaginatevi in una giornata stressante… e immaginate di essere in fila alla cassa del supermercato, una lunga coda che vi impedisce di essere dove dovreste essere, dove vorreste essere.
Se io, in una situazione così, non decido in modo meditato su come pensare e a cosa prestare attenzione, sarò incazzato e infelice ogni volta che andrò a fare la spesa, dice Foster Wallace. Perché la mia naturale configurazione di base è la certezza che situazioni come questa riguardino solo me. La MIA fame e la MIA stanchezza e il MIO desiderio di andarmene a casa, e mi sembrerà che ogni altra persona al mondo stia lì ad ostacolarmi."
Naturalmente un sacco di noi lo fanno, aggiunge. Ma pensare in questo modo diventa nel tempo così facile e automatico che non è più nemmeno una vera scelta. Diventa la nostra configurazione di base.
E in realtà ci sono molti modi diversi di pensare, in questo tipo di situazioni. Potrei ad esempio sforzarmi di considerare la possibilità che tutti gli altri nella fila alla cassa del supermercato siano stanchi e frustrati come lo sono io, e che alcune di queste persone probabilmente abbiano una vita molto più dura, noiosa e dolorosa della mia.
Ovviamente pensare in questo modo è difficile e qui a JustLife non abbiamo alcuna voglia di dare consigli morali o pseudo-filosofici. Sto solo condividendo un’esperienza e mi farebbe piacere sapere se è anche la vostra.
Perché proprio in questi giorni, in cui mi sento particolarmente affaticata, e quindi mi è capitato di non essere particolarmente gentile, beh, proprio in questi giorni mi è tornato in mente Foster Wallace e parole come queste:
“La libertà del tipo più importante richiede attenzione, consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti. Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito.”
E infine parole come queste:
“La semplice consapevolezza, consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento. Per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: Questa è acqua, questa è acqua. È straordinariamente difficile da fare, rimanere coscienti e consapevoli nel mondo adulto, in ogni momento.”
Il rischio è guardare tutto attraverso la lente del nostro ombelico, trasformando, a lungo andare, la vita adulta in noia, routine e meschina frustrazione, per cui, in ogni momento, ci ritroviamo ad essere unicamente, completamente e imperiosamente soli.
Allora, eccomi qui, stanca morta e con parecchi problemini ancora da risolvere, ma determinata a restare vigile, cosciente e consapevole, o almeno a provare ad esserlo. Una roba difficilissima, ma l’educazione, quella reale, è davvero un lavoro che dura tutta la vita e che ci permette di nuotare, consapevoli finalmente dell’acqua che abbiamo attorno.
Voi cosa ne pensate?
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