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Amore: Bauman e gli archetipi

Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, teorico della “società liquida”, parlando di relazioni sentimentali ha descritto alcuni archetipi esistenziali, figure simboliche di viaggiatori nelle quali possiamo riconoscerci, nel nostro “viaggio alla ricerca dell’amore”, e nelle quali possiamo intravedere anche diversi tipi di interazione sentimentale di cui possiamo fare esperienza.


#1. Il Girovago

Allude alle persone che vivono in un presente vacuo ed evanescente. Difficilmente ciò che la circonda le lascia traccia. È un po’ come uno che fa zapping tra gli episodi della sua vita: ognuno è a sé stante, scollegato, disconnesso, casuale, senza passato né conseguenze. In poche parole, sono le persone che bruciano la loro esistenza passivamente, senza mai farsi coinvolgere né lasciare traccia di sé. In una relazione sentimentale, porta in dote la quieta adesione alla norma, la prevedibilità, la distanza dalle condotte iperboliche e “pericolose”: se desiderate una vita “normale”, “tranquilla”, senza scossoni, lontana dai rischi a cui una relazione può esporvi, allora può essere “il tipo” che fa per voi.


#2. Il Vagabondo.

L’archetipo del “vagabondo” rimanda a quelle persone per le quali "ogni luogo è una stazione di sosta, dove fermarsi brevemente senza sapere quanto a lungo si resterà”. Il “vagabondo” sente il mondo inospitale e gli riesce difficile adattarsi all’ambiente; del resto, la sua incapacità di ambientarsi lo rende impermeabile al controllo della società e appare spesso uno spirito libero, indipendente. In questo senso, tremendamente attraente. Per il “vagabondo” si perde spesso la testa e, una volta persa, non è affatto facile riporla al suo posto. Le storie d’amore con i “Vagabondi” sono passionali, strepitose, indimenticabili, tuttavia a volte anche tossiche, tormentate, pericolose: sulle prime, si è contenti di cedere parte della propria libertà in cambio di emozioni e felicità, fino al momento in cui non si trova la forza di strappare le catene e sentirsi di nuovo liberi.


#3. Il Turista

Il Turista è un ricercatore di esperienze nuove e diverse, che tuttavia intende piegare ai propri valori e alle proprie aspettative. Non è un viaggiatore, non è un vagabondo, il “turista” sperimenta la novità “a tempo determinato” e poi torna a casa, alle sue radici. Ciò che lo guida è il senso di appartenenza, ovunque vada non vuole sentirsi estraneo. Vorrebbe plasmare il mondo secondo i propri desideri e, se non ci riesce, potrebbe anche impazzire. Rigidi, schematici, maniaci del controllo, queste persone solo apparentemente sono pronte a sperimentarsi nella conoscenza con l’altro da sé, tendendo viceversa a ricondurre ogni esperienza, dunque anche le relazioni sentimentali, a ciò che conoscono già e che non hanno alcuna intenzione di mettere in discussione. Personalità molto più comuni di quanto si possa pensare, soprattutto nei contesti di coppia. Come dire: “persona avvisata, mezzo salvata! …”


#4. Il Pellegrino dell’esistenza.

Ancorato a principi chiari e a poche discriminanti alle quali, nel dubbio, si attiene, il “pellegrino” è mosso dalla curiosità e dalla passione per la conoscenza; in questo senso, il suo obiettivo è il viaggio, non la meta. Lungo la strada incontra altri viaggiatori e altre esperienze con cui ama mescolarsi, mettersi alla prova e in discussione. In una storia d’amore, il “pellegrino” mette a disposizione del partner la disponibilità a sperimentare ruoli e strade diverse, con lui/lei si diviene compagni di viaggio e si condivide ciò che si ha e ciò che si è. Dovremmo sempre sperare di incontrarne uno/una, a parer mio, almeno una volta nella vita.

Più in generale, mi piace pensare che ognuno di noi possa sconfinare tra questi diversi archetipi nel corso della vita. Ma è anche vero che ciascuna di noi ha un suo percorso-guida al quale tende sempre, prima o poi, a tornare.

Le nostre caratteristiche apprese e le scelte individuali ci accompagnano sempre mentre affrontiamo gli snodi fondamentali della vita, saltando da un percorso all’altro. Del resto, è anche vero che certe “matrici” che abbiamo dentro possono portarci a ripetere certe esperienze, in una specie di “eterno ritorno”.


Proprio per questo, al fine di evitare il ripetersi di situazioni spiacevoli (ad esempio, un “vagabondo” o un “turista” di troppo…), penso sia essenziale conoscere noi stesse, riconoscere certe situazioni come costanti che si ripetono non a caso, per poi provare a cambiarle, se ci sembra utile per la nostra felicità e la nostra crescita personale.

E voi, a quale categoria pensate di appartenere? E i/le vostri/e compagni/e?

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