di Nadia Lucia Cerioli
Quando mi accingo a scrivere un articolo divulgativo su tematiche purtroppo ancora non così capillarmente diffuse, mi chiedo sempre cosa potrebbe aiutare il processo di conoscenza a tutti i livelli. Nelle varie riflessioni in proposito, mi sono resa conto che ancora troppo spesso capita che gli argomenti trattati in questa sezione siano guardati con sospetto, perché molto tecnici oppure forieri di visioni negative o preoccupanti su ciò che ci attende in futuro. E questo non genera certo benessere!
Però occorre constatare con molta franchezza che in effetti, a ben vedere, i temi di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli e che hanno scaturito obiettivi, anche ambiziosi, da raggiungere in un tempo definito, sono nati partendo dall’individuazione di problematiche complicate, che contengono in sé risvolti non sempre semplici da governare e sicuramente poco rassicuranti, se visti con il taglio sbagliato.
Oggi, allora, ho deciso di mostrarvi l’altra faccia della medaglia!
Perché, se è vero che è indispensabile individuare e circoscrivere correttamente le problematiche (e, a volte, ci si concentra un po’ troppo su questo), è altrettanto vero che molto si è fatto e ancora si sta facendo per portare soluzioni concrete che ci conducano verso una reale sostenibilità ambientale e a cascata una sostenibilità socio-economica e umana.
Quindi, eccomi qui a portarvi qualche buona notizia recente, recentissima…da dove cominciamo?
Beh, visto il leitmotiv del sito in cui ci troviamo, inizio col parlare del mare, che per me è fonte di benessere mentale, fisico, spirituale e, per goderne appieno e nel rispetto dei suoi habitat e delle specie che lo popolano, va tutelato con azioni forti, coraggiose, concrete a breve, medio e lungo termine.
In realtà, la prima buona notizia riguarda, nello specifico, gli oceani.
Perché è una buona notizia?
Perché, per la prima volta, dopo circa 20 anni tra discussioni, proposte e negoziati, l’ONU ha raggiunto, con una significativa maggioranza dei Paesi membri, un risultato che è stato definito storico per la sua portata: saranno, infatti, oggetto di tutela “tutti i mari”, quindi il cosiddetto Pianeta blu, e non solo il mare che “appartiene” ai diversi Paesi.
Saranno escluse solo le Zone economiche esclusive degli Stati rivieraschi che si estendono per 200 miglia nautiche (370 km) dalla costa perché già normate da altri atti.
Tutti siamo a conoscenza delle difficoltà che sta attraversando quello che è il più grande habitat del pianeta, una sconfinata risorsa che sta patendo disastri ambientali: pesca intensiva, inquinamento portato dalle attività antropiche, fra cui i cumuli di plastiche che si sono trasformati, in alcuni casi, in vere e proprie isole galleggianti.
L’accordo, già ribattezzato “Trattato sull’alto mare”, prevede che entro il 2030 almeno il 30% degli oceani sia destinato ad aree protette, anche prevedendo l’investimento di adeguate risorse economiche per promuovere la conservazione marina e normando l’attualmente incontrollato uso delle risorse genetiche marine.
Oltre a generare benessere psico-emotivo, il mare e gli oceani sono un fondamentale tassello per la vita del pianeta perché producono metà dell'ossigeno che respiriamo e aiutano a mitigare gli effetti del cambiamento climatico assorbendo enormi quantitativi di anidride carbonica, oltre a racchiudere il 95% della biosfera planetaria.
Se poi, vi interessa andare a vedere più da vicino cosa sia un santuario marino e godere del benessere che il mare e la sua corretta gestione possono offrire, potete andare a fare una gita in Liguria. Ve ne parleremo meglio presto.
Non solo acque e biodiversità, però. Un’altra ottima notizia è, infatti, la recente proposta di restrizione alla produzione e all’uso delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (i cosiddetti PFAS), sostanze chimiche che sono ampiamente utilizzate in moltissimi prodotti di diverso tipo: dagli imballaggi alimentari alle componenti delle automobili, fino ad arrivare all’abbigliamento e ai prodotti cosmetici. Queste sostanze sono altamente persistenti nell’ambiente e, viste le loro caratteristiche, possono causare contaminazioni anche a lungo raggio di suoli e falde acquifere e possono porre rischi per la salute umana, entrando nella catena alimentare.
Quindi, la proposta di ridurne la produzione e l’uso non può che essere una buona notizia. Ora starà alle commissioni scientifiche dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) fare le opportune valutazioni, proponendo anche le modalità e le tempistiche per raggiungere gli obiettivi di tutela prefissati.
Insomma, questo mondo della sostenibilità è in continuo movimento e fermento.
Teniamolo d’occhio, approfondendo passo dopo passo tante tematiche.
Ricordiamoci sempre che il benessere passa anche dalla consapevolezza!
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