di Gioia Belardinelli
Giovedì 7 Settembre, alle ore 18.00, presso gli spazi espositivi della galleria La Pigna di
Roma, gli storici e critici d’arte Giorgio Vulcano, Giuseppe Giglio, Jean François Bachis
Pugliese e Mery Rose Florio inaugurano: “Paradigmi. Fantasia, colori e visioni nella civiltà moderna”, la mostra personale della pittrice Gabriella Tolli.
Le opere di Gabriella Tolli, autentiche manifestazioni d’interiorità composte da tonalità fredde e calde, si basano sui capisaldi artistici delle tecniche del decocomposizionismo pittorico, offrendo spunti di analisi poliedrici sulla funzione dell’opera d’arte.
Il titolo scelto, infatti, suggerisce possibili, nuove, considerazioni sullo stato dell’arte contemporanea, discostandosi dai precedenti modelli classici e moderni, verso inedite sperimentazioni informali e intuitive.
Il termine paradigma, che è stato utilizzato dall’epistemologo statunitense Thomas Kuhn (1922-96) per indicare l’insieme delle conoscenze scientifiche condivise e accettate che, per un determinato periodo temporale, forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili a coloro che praticano un determinato campo, assume per Gabriella Tolli un significato di vita importante: da un lato, un significato di tipo ontologico, legato cioè alla ricerca delle caratteristiche proprie dei soggetti rappresentati, dall’altro di tipo pragmatico, ovvero connesso agli effetti che esercitano sul fruitore, relativamente al contesto in cui si manifestano.
Tutto questo, Gabriella Tolli è solita indagare, attraversando l’ingannevole per giungere all’essenziale.Ciò che l’essere umano percepisce in modo distorto, della realtà fenomenica in cui è immerso, la pittrice rappresenta nell’opera, trasfigurata per mezzo del suo estro artistico.
Secondo Giorgio Vulcano, storico e critico d’arte, la tela, per Gabriella Tolli, è un luogo complice, in cui confidare intuizioni, umori e saggiare le temperature degli istinti e del pensiero; i tratti, le tonalità calde e fredde si declinano in modo ora placido ora urgente, attraverso visibili tracce materiche e operazioni segniche che caratterizzano il suo linguaggio informale, lontano da espressioni di conformità ma vere e proprie manifestazioni d’interiorità.
Le tele mettono in luce dunque le esperienze e l’evoluzione dell’artista, che si compiono proprio nel suo continuo prodursi, quasi fossero climi “protonarrativi” ed emotivi più che mere enunciazioni plastiche; “un’astrazione d’umore” che si proietta verso considerazioni e dimensioni trascendenti e immanenti.
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