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Alimentazione e benessere psico-fisico

Aggiornamento: 13 gen 2023

Ne parliamo con Francesca Castro, psicoterapeuta

Il rapporto che esiste tra alimentazione ed equilibrio psicologico ed emotivo è molto complesso, lo sappiamo bene, ed ovviamente funziona in entrambi i sensi: una buona alimentazione ha implicazioni dirette sul nostro umore, sul nostro stato di forma e dunque sul nostro equilibrio, e in senso inverso il nostro stato psico-emotivo può avere influenze rilevanti sulle nostre abitudini alimentari (giuste o sbagliate che siano), sui nostri impulsi, sul significato che ha per noi il cibo in un dato momento.

Naturalmente si tratta ancora di avvicinarci per gradi a un argomento molto complesso, ma in quest’articolo vorremmo provare a mettere sul tavolo qualche titolo e qualche domanda in più, che avremo comunque modo di continuare ad approfondire.

E per farlo, coinvolgeremo la psicoterapeuta Francesca Castro.


Nel precedente articolo sul tema, vi ho parlato di come una prima consapevolezza riguardo all’alimentazione corretta e alle sue connessioni con il benessere e la salute l’ho sentita nascere in me quando ho incontrato la nutrizionista Sara Farnetti e i suoi libri.

Vi ho raccontato che mi colpì in particolare una frase che la nutrizionista mi disse e cioè “saper mangiare è un po’ come vestirsi”, nel senso che quando ti vesti fai degli abbinamenti, delle scelte, non metti tutto quello che ti capita sotto mano. E allo stesso modo dovrebbe funzionare con l’alimentazione, per cui ogni pasto dovrebbe prevedere gli abbinamenti giusti.


Adesso però vorrei fare un passo indietro e ripartire dall’inizio, senza dare nulla per scontato nel rapporto complesso e delicato tra il cibo, il nostro umore e la nostra psiche.


Francesca, ti andrebbe di introdurre il tema parlandoci di questa connessione e dei condizionamenti che possono venire a crearsi?

Ritengo che tutti noi abbiamo sperimentato la ricerca di alcuni alimenti comfort che hanno una funzione di rassicurazione, di contenimento, consolatoria appunto.

Poi ci sono situazioni in cui una difficoltà più importante a livello caratteriale, emotivo e di struttura di personalità può andare a impattare su stili alimentari più disfunzionali.

Per esempio farsi condurre in modo troppo pervasivo da quello che viene chiamato “Emotional eating”, il mangiare emotivo, può essere sicuramente qualcosa che rischia di spostare l’asticella dalla salute a un primo livello di disagio, fino ad arrivare alle situazioni di vera e propria patologia nel rapporto con il cibo. Si chiamano DCA, disturbi del comportamento alimentare, ma il comportamento alimentare è uno dei sintomi dolorosi connessi a queste diagnosi caratterizzate dalla grande complessità e che chiamano in causa il rapporto con sé stessi, con la propria immagine corporea e con il tema del vuoto e del pieno che viene veicolato attraverso l’alimentazione.


Data l’importanza di questa correlazione, in questo lungo periodo di pandemia che abbiamo attraversato, hai visto aumentare nel tuo lavoro i problemi legati all’alimentazione?

Negli ultimi anni i disturbi alimentari sono aumentati in modo drammatico. Già prima della pandemia si trattava di un problema che aveva caratteristiche di emergenza, era ed è un problema diffusissimo sia a livello clinico sia a livello subclinico.

In questo lungo periodo di allarme pandemico, dove da un lato siamo stati sottoposti a una situazione di isolamento e distanziamento sociale e dall’altra abbiamo vissuto un periodo di iper-esposizione a una serie di bombardamenti mediatici relativi ai fattori estetici, c’è stato davvero un dilagare di queste problematiche. In particolare adolescenti e giovani adulti hanno trascorso tanto tempo isolati e tanto tempo esposti ai social, i quali veicolano spesso un messaggio di estetica fortemente disfunzionale. Ovviamente non tutti i social, perché anche noi per esempio stiamo facendo un lavoro sui social, ma alcuni messaggi sbagliati veicolati attraverso le piattaforme su menti in evoluzione e per di più isolate e traumatizzate dagli eventi storici come la pandemia, hanno avuto un impatto devastante.


Come già sai, Francesca, qui a JustLife ci piace sfidarci con quesiti e domande, provando a cercare sempre il nocciolo delle diverse questioni, coinvolgendo poi esperti come te per provare ad azzardare le prime possibili risposte. E allora rispetto a questa tematica il pensiero che viene subito, ovviamente suffragato da tante letture e posizioni autorevoli, è che non abbia senso pensare ad argomenti come questi (in particolare ai temi del benessere e della bellezza, del cibo e dell’umore, della salute fisica e di quella psico-emotiva) come ad elementi distinti, bensì ci chiediamo se non sia sempre il caso di pensare al nostro corpo e alla nostra mente come a un’unità, come a qualcosa di inscindibile, senza immaginare separazioni che in realtà non esistono. La sensazione è che, anzi, comprendere meglio le relazioni di reciprocità tra i meccanismi mentali e la salute fisica, possa metterci sulla buona strada verso il benessere.

Che ne dici di questo ragionamento?

Sono d’accordo. Non trovo molto utile e interessante mantenere una dicotomia tra la sfera fisica e la sfera psichica, e tra la sfera emotiva e quella corporea, perché abbiamo ormai tantissime informazioni sul fatto che i due campi si influenzano reciprocamente e che vanno considerate parti di un tutto. È noto che l’esercizio fisico e una buona igiene del proprio stile di vita ha un impatto positivo sull’umore e sull’approccio ai problemi della vita, così come è noto che mantenere un certo approccio rispetto all’esistenza per esempio caratterizzato da resilienza, locus of control interno, quindi la sensazione di poter cambiare positivamente gli eventi, comporta una maggior cura di sé e del proprio aspetto fisico contribuendo a migliorare la salute generale. Quindi è evidente che sono temi che vanno insieme e la riflessione che tu proponi non fa altro che confermare questo concetto, cioè nel momento in cui io posso prendermi cura di me sentendo di essere al meglio di me stessa, questo ha un’evidente conseguenza positiva su come mi pongo rispetto agli altri e sulla forza di cui sento di disporre nell’affrontare le difficoltà della vita. Quindi sono assolutamente in linea con quello che dici.


E allora grazie, Francesca, toccare queste corde e provare a ragionare in senso ampio sulle cose è sempre molto importante ma lo è ancora di più oggi, visto quello che abbiamo passato, considerando quindi le forti dosi di stress a cui siamo sottoposti da troppo tempo e che di fatto ci hanno cambiato la vita. Con te allora, Francesca, proveremo nei prossimi articoli a spingerci un pochino oltre per approfondire queste riflessioni.

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